Joan Mirò e Nino Ventura a Fuenlabrada - Madrid
J
17
SETTEMBRE
2006
JOAN MIRO' e NINO VENTURA
La mostra è stata inaugurata il 7 di Settembre 2006 alle ore 20
e resterà aperta al pubblico fino al 22 Ottobre
Presso il Centro Culturale Tomás y Valiente
Via Calle Legaés 51
Indirizzo Fuenlabrada Madrid España
Telefono 0034 91492 11 20
Sito internet jcmoya@ayto-fuenlabrada.es
Il Centro culturale Tomas y Valiente, con una superficie di 19.000 m2, si compone di un teatro con una capienza di circa 1000 persone, un museo di 900 m2, una biblioteca con capacità per 1000 fruitori, ed un conservatorio di musica per 2000 alunni.
Questo centro è divenuto realtà, dopo 10 anni dalla presentazione del progetto iniziale, nell'Aprile del 2005. Ma, con l'appoggio del Comune, che metterà a disposizione una parte dei suoi fondi, questo progetto stà gettando solide basi per un futuro.
Nel 2006 sono infatti previste in questo spazio numerose mostre di livello di artisti del ‘900 e contemporanei. E' già in calendario per il prossimo anno una mostra su Alexander Calder, su artisti contemporanei di livello internazionale e spagnoli molto noti, quali Manolo Valdes, Soledad Sevilla ed altri.
Sono diversi anni che la comunità di Fuenlabrada lavora alacremente per conquistare il titolo di Centro Culturale della parte Sud della Comunità di Madrid.
Un progetto per una città di oltre 200.000 abitanti e con un raggio d'azione di più di 2 milioni di consumatori culturali.
La realizzazione di tale progetto è stata possibile, anche grazie al grande sviluppo infrastrutturale che la comunità di Fuenlabrada è stata in grado di creare. Infatti, la distanza dal centro di Madrid di questo importante polo culturale, è di soli 20 minuti di treno, ciò ha reso il suo posizionamento nel mondo culturale madrileno molto impattante, già nei pochi mesi di apertura il Centro ha collezionato più di 60.000 visitatori provenienti non solo dalle zone limitrofe ma da tutta la Spagna.
Jean Mirò: "Le meraviglie"
Il percorso artistico-narrativo della mostra prevede quattro cicli.
L'esposizione inizia con la serie completa di Ubu Roi, tra le quali spicca un "uccello Re" in vacanza alle Baleari. Composta da tredici litografie di un Mirò ancora surrealista, questa serie ci incanta con la sua forza pittorica, alchimia perfetta di colore, segno, profondità e forma.
Il "viaggio" prosegue con la serie dei poemi "Les marteau sans maitre", ventitre acqueforti e acquetinte contrassegnati dall'esperienza del male e del dolore provocato dalla guerra, dove assistiamo al progressivo distaccamento dell'artista dal primo Surrealismo per abbracciare un suo stile peculiare, originale sintesi di astrattismo geometrico e cromatismo lirico.
Seguono le "Meraviglie con variazioni", venti litografie con le quali approdiamo ad un Surrealismo pienamente maturo, dove il filo che intercorre tra poema e opera d'arte si assottiglia fino a divenire quasi impercettibile. Qui il tratto deciso della sua matita interpreta sapientemente la gioia di vivere delle figure che rappresenta.
Chiude il percorso la quarta serie, "Les penalitees de l'Enfer", composta da venticinque litografie, assieme a diciotto opere di grafica mista. Questa serie si affianca ed è interamente dedicata all'opera del poeta Robert Desnou.
Il parallelismo tra arte e poesia, che attraversa gran parte della sua produzione, in questo ciclo ritorna in maniera evidente e preponderante.
Attraverso questo percorso il fruitore sperimenterà l'interpretazione del surreale nelle sue varie forme e manifestazioni rivivendo un'atmosfera fiabesca, dove miriadi di personaggi giocano tra loro animando tavole incredibili per leggiadria e gaiezza.
Articolando colori primari e segni essenziali, Mirò ha creato universi fantastici, che hanno però una loro circolarità e sequenzialità, come affermò l'artista stesso:
"Nella mia pittura c'è una specie di sistema circolatorio. Se anche una sola forma è fuori posto, la circolazione si interrompe: l'equilibrio è spezzato".
Proprio l'unione di queste quattro serie di opere ci permetterà di seguire quello che è stato il suo percorso artistico , riallacciando così le fila della sua incredibile e sterminata produzione.
Nino Ventura: "Pressioni"
Figure che abitano la storia della civiltà mediterranea, che riescono ad essere attuali e moderne conservando l'autorità di tracce arcaiche di popoli dimenticati.
Suggestioni che si provano affrontando il percorso attraverso il lavoro di Nino Ventura, che in questi anni ricchi di mostre e incontri ha costruito un mondo riconoscibile ma allo stesso tempo sempre capace di stupirci con l'invenzione.
Caratteri, la riconoscibilità e l'invenzione, che solo nel racconto si trovano in disaccordo. L'occhio - che non ha bisogno di mediazioni - facilmente coglie questa contemporanea e felice convivenza.
La riconoscibilità immediata della mano è suggerita da elementi ricorrenti che hanno attraversato una produzione artistica complessa come alfabeto di una lingua.
Allora i pesci, primi protagonisti delle mostre di Nino Ventura, compaiono oggi come gioielli a decoro di imponenti sculture, come volute di panneggio di morbidissimi marmi di Carrara, come elementi di ritmo in pannelli in cui alla ceramica vengono abbinati mezzi più contemporanei quali le resine.
Ma la presenza di questi segnali visivi non fa mai pensare al ripetersi di un'opera, perché ogni personaggio nasce all'interno di un progetto, di un gruppo che non verrà mai più ripetuto, per una mostra che è solo una tappa di una percorso più lungo.
Le citazioni di moduli e di proprie sculture meno recenti, quando si verificano, hanno l'ironia di rimescolare le carte, di ricordare ribaltando, di andare in controtendenza rispetto alle pratiche consuete del mondo dell'arte che oggi preferisce una certa serialità.
I materiali con cui Ventura si confronta ogni giorno sono l'argilla di Castellamonte - che oggi lascia spazio anche a sperimentazioni con refrattari scuri o terre bianche dalla superficie meno aggressiva - il bronzo, il marmo, le resine, che si integrano sapientemente tra le mani dello scultore.
I bronzi più recenti portano ancora alcuni tratti della fisionomia dei dodici angeli che si trovano oggi al museo di Turegano, ma hanno corpi più leggeri, sinuosi, che non hanno mai velleità figurativa nelle proporzioni - non dovendo essere figure umane - ma che dimostrano raffinatezza e ricerca nei volti, nelle mani e nelle loro tensioni di movimento.
Due figure sedute si contraggono fino a sembrare loro stesse l'oggetto domestico, altre sembrano sul punto di cadere all'indietro, altre sono schiacciate al suolo e altre esili ed eleganti come obelischi. Le superfici sono levigate, con la morbidezza che il bronzo può permettere, e portano patine inconsuete e interessanti.
Storie e miti, appartenenti a differenti civiltà, grazie alla mediazione dalla fantasia, creano un mondo organico e affascinante.
Storie universali che parlano con semplicità anche a chi non riesca a decodificare la tradizione racchiusa in un nome antico o non senta propria una leggenda.
La scoperta fondamentale nella ricerca iconografica che pone le basi per i personaggi creati da Ventura è che i simboli elementari appartengono a tutte le maggiori civiltà, sono una lingua comune a cui si può dare una differente sfumatura ma che non possono creare equivoco o incomprensione.
Per questo motivo una mostra di Nino Ventura non è mai inquietante.
Ci possono essere tensioni, forme particolari o mai viste prima, ma mai l'inquietudine dettata dalla minaccia, sempre stupore, curiosità o divertimento.
Da questo traspare chiaramente la passione di Ventura per un lavoro che è tra i più interessanti al mondo perché è una continua lotta tra la fantasia che non ha limiti e i materiali che continuamente provano a porne, sia dal punto di vista strutturale, che dimensionale e logistico.
La possibilità di vedere esposte opere nate in diversi periodi permette di seguire parte di quel filo che collega tutti i lavori già realizzati da Ventura e che crea la curiosità di sapere quale forma avrà il suo prossimo progetto.
Diego Bionda
in collaborazione con
REGIONE PIEMONTE
ASSESSORATO ALLA CULTURA
Il Piemonte è particolarmente attento a promuovere e conservare il proprio patrimonio culturale, progettando sistemi di sviluppo che mantengano vivo l'interesse per le nuove tendenze dell'arte contemporanea in uno scenario internazionale.
Nella nostra regione sono attivi artisti particolarmente significativi sia per la loro personale ricerca sia per la loro capacità di affermarsi in Italia e all'estero.
Nino Ventura è uno di quegli artisti che , lontano dalle mode del momento, ha saputo sviluppare un proprio originale percorso interpretativo legato alle influenze della cultura mediterranea. Un'artista che ha reinterpretato il nostro passato con l'utilizzo di materiali tradizionali e con sapienti contaminazioni che conferiscono alle sue opere una dimensione atemporale.
Questa mostra è un'occasione di conoscenza che travalica lo stesso significato artistico delle opere esposte per diventare un contributo a quella necessità di scambio e di reciproco confronto che hanno caratterizzato il rapporto tra Italia e Spagna in buona parte della storia dell'arte.
L'Assessore Regionale alla Cultura
Gianni Oliva
La mostra è stata inaugurata il 7 di Settembre 2006 alle ore 20
e resterà aperta al pubblico fino al 22 Ottobre
Presso il Centro Culturale Tomás y Valiente
Via Calle Legaés 51
Indirizzo Fuenlabrada Madrid España
Telefono 0034 91492 11 20
Sito internet jcmoya@ayto-fuenlabrada.es
Il Centro culturale Tomas y Valiente, con una superficie di 19.000 m2, si compone di un teatro con una capienza di circa 1000 persone, un museo di 900 m2, una biblioteca con capacità per 1000 fruitori, ed un conservatorio di musica per 2000 alunni.
Questo centro è divenuto realtà, dopo 10 anni dalla presentazione del progetto iniziale, nell'Aprile del 2005. Ma, con l'appoggio del Comune, che metterà a disposizione una parte dei suoi fondi, questo progetto stà gettando solide basi per un futuro.
Nel 2006 sono infatti previste in questo spazio numerose mostre di livello di artisti del ‘900 e contemporanei. E' già in calendario per il prossimo anno una mostra su Alexander Calder, su artisti contemporanei di livello internazionale e spagnoli molto noti, quali Manolo Valdes, Soledad Sevilla ed altri.
Sono diversi anni che la comunità di Fuenlabrada lavora alacremente per conquistare il titolo di Centro Culturale della parte Sud della Comunità di Madrid.
Un progetto per una città di oltre 200.000 abitanti e con un raggio d'azione di più di 2 milioni di consumatori culturali.
La realizzazione di tale progetto è stata possibile, anche grazie al grande sviluppo infrastrutturale che la comunità di Fuenlabrada è stata in grado di creare. Infatti, la distanza dal centro di Madrid di questo importante polo culturale, è di soli 20 minuti di treno, ciò ha reso il suo posizionamento nel mondo culturale madrileno molto impattante, già nei pochi mesi di apertura il Centro ha collezionato più di 60.000 visitatori provenienti non solo dalle zone limitrofe ma da tutta la Spagna.
Jean Mirò: "Le meraviglie"
Il percorso artistico-narrativo della mostra prevede quattro cicli.
L'esposizione inizia con la serie completa di Ubu Roi, tra le quali spicca un "uccello Re" in vacanza alle Baleari. Composta da tredici litografie di un Mirò ancora surrealista, questa serie ci incanta con la sua forza pittorica, alchimia perfetta di colore, segno, profondità e forma.
Il "viaggio" prosegue con la serie dei poemi "Les marteau sans maitre", ventitre acqueforti e acquetinte contrassegnati dall'esperienza del male e del dolore provocato dalla guerra, dove assistiamo al progressivo distaccamento dell'artista dal primo Surrealismo per abbracciare un suo stile peculiare, originale sintesi di astrattismo geometrico e cromatismo lirico.
Seguono le "Meraviglie con variazioni", venti litografie con le quali approdiamo ad un Surrealismo pienamente maturo, dove il filo che intercorre tra poema e opera d'arte si assottiglia fino a divenire quasi impercettibile. Qui il tratto deciso della sua matita interpreta sapientemente la gioia di vivere delle figure che rappresenta.
Chiude il percorso la quarta serie, "Les penalitees de l'Enfer", composta da venticinque litografie, assieme a diciotto opere di grafica mista. Questa serie si affianca ed è interamente dedicata all'opera del poeta Robert Desnou.
Il parallelismo tra arte e poesia, che attraversa gran parte della sua produzione, in questo ciclo ritorna in maniera evidente e preponderante.
Attraverso questo percorso il fruitore sperimenterà l'interpretazione del surreale nelle sue varie forme e manifestazioni rivivendo un'atmosfera fiabesca, dove miriadi di personaggi giocano tra loro animando tavole incredibili per leggiadria e gaiezza.
Articolando colori primari e segni essenziali, Mirò ha creato universi fantastici, che hanno però una loro circolarità e sequenzialità, come affermò l'artista stesso:
"Nella mia pittura c'è una specie di sistema circolatorio. Se anche una sola forma è fuori posto, la circolazione si interrompe: l'equilibrio è spezzato".
Proprio l'unione di queste quattro serie di opere ci permetterà di seguire quello che è stato il suo percorso artistico , riallacciando così le fila della sua incredibile e sterminata produzione.
Nino Ventura: "Pressioni"
Figure che abitano la storia della civiltà mediterranea, che riescono ad essere attuali e moderne conservando l'autorità di tracce arcaiche di popoli dimenticati.
Suggestioni che si provano affrontando il percorso attraverso il lavoro di Nino Ventura, che in questi anni ricchi di mostre e incontri ha costruito un mondo riconoscibile ma allo stesso tempo sempre capace di stupirci con l'invenzione.
Caratteri, la riconoscibilità e l'invenzione, che solo nel racconto si trovano in disaccordo. L'occhio - che non ha bisogno di mediazioni - facilmente coglie questa contemporanea e felice convivenza.
La riconoscibilità immediata della mano è suggerita da elementi ricorrenti che hanno attraversato una produzione artistica complessa come alfabeto di una lingua.
Allora i pesci, primi protagonisti delle mostre di Nino Ventura, compaiono oggi come gioielli a decoro di imponenti sculture, come volute di panneggio di morbidissimi marmi di Carrara, come elementi di ritmo in pannelli in cui alla ceramica vengono abbinati mezzi più contemporanei quali le resine.
Ma la presenza di questi segnali visivi non fa mai pensare al ripetersi di un'opera, perché ogni personaggio nasce all'interno di un progetto, di un gruppo che non verrà mai più ripetuto, per una mostra che è solo una tappa di una percorso più lungo.
Le citazioni di moduli e di proprie sculture meno recenti, quando si verificano, hanno l'ironia di rimescolare le carte, di ricordare ribaltando, di andare in controtendenza rispetto alle pratiche consuete del mondo dell'arte che oggi preferisce una certa serialità.
I materiali con cui Ventura si confronta ogni giorno sono l'argilla di Castellamonte - che oggi lascia spazio anche a sperimentazioni con refrattari scuri o terre bianche dalla superficie meno aggressiva - il bronzo, il marmo, le resine, che si integrano sapientemente tra le mani dello scultore.
I bronzi più recenti portano ancora alcuni tratti della fisionomia dei dodici angeli che si trovano oggi al museo di Turegano, ma hanno corpi più leggeri, sinuosi, che non hanno mai velleità figurativa nelle proporzioni - non dovendo essere figure umane - ma che dimostrano raffinatezza e ricerca nei volti, nelle mani e nelle loro tensioni di movimento.
Due figure sedute si contraggono fino a sembrare loro stesse l'oggetto domestico, altre sembrano sul punto di cadere all'indietro, altre sono schiacciate al suolo e altre esili ed eleganti come obelischi. Le superfici sono levigate, con la morbidezza che il bronzo può permettere, e portano patine inconsuete e interessanti.
Storie e miti, appartenenti a differenti civiltà, grazie alla mediazione dalla fantasia, creano un mondo organico e affascinante.
Storie universali che parlano con semplicità anche a chi non riesca a decodificare la tradizione racchiusa in un nome antico o non senta propria una leggenda.
La scoperta fondamentale nella ricerca iconografica che pone le basi per i personaggi creati da Ventura è che i simboli elementari appartengono a tutte le maggiori civiltà, sono una lingua comune a cui si può dare una differente sfumatura ma che non possono creare equivoco o incomprensione.
Per questo motivo una mostra di Nino Ventura non è mai inquietante.
Ci possono essere tensioni, forme particolari o mai viste prima, ma mai l'inquietudine dettata dalla minaccia, sempre stupore, curiosità o divertimento.
Da questo traspare chiaramente la passione di Ventura per un lavoro che è tra i più interessanti al mondo perché è una continua lotta tra la fantasia che non ha limiti e i materiali che continuamente provano a porne, sia dal punto di vista strutturale, che dimensionale e logistico.
La possibilità di vedere esposte opere nate in diversi periodi permette di seguire parte di quel filo che collega tutti i lavori già realizzati da Ventura e che crea la curiosità di sapere quale forma avrà il suo prossimo progetto.
Diego Bionda
in collaborazione con
REGIONE PIEMONTE
ASSESSORATO ALLA CULTURA
Il Piemonte è particolarmente attento a promuovere e conservare il proprio patrimonio culturale, progettando sistemi di sviluppo che mantengano vivo l'interesse per le nuove tendenze dell'arte contemporanea in uno scenario internazionale.
Nella nostra regione sono attivi artisti particolarmente significativi sia per la loro personale ricerca sia per la loro capacità di affermarsi in Italia e all'estero.
Nino Ventura è uno di quegli artisti che , lontano dalle mode del momento, ha saputo sviluppare un proprio originale percorso interpretativo legato alle influenze della cultura mediterranea. Un'artista che ha reinterpretato il nostro passato con l'utilizzo di materiali tradizionali e con sapienti contaminazioni che conferiscono alle sue opere una dimensione atemporale.
Questa mostra è un'occasione di conoscenza che travalica lo stesso significato artistico delle opere esposte per diventare un contributo a quella necessità di scambio e di reciproco confronto che hanno caratterizzato il rapporto tra Italia e Spagna in buona parte della storia dell'arte.
L'Assessore Regionale alla Cultura
Gianni Oliva
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