NEL SEGNO DEL PESCE A GRUGLIASCO
N
20
FEBBRAIO
2009
Nino Ventura
"Nel Segno del Pesce"
sculture e pannelli
a cura di Raquel Barriuso e Vittorio Amedeo Sacco
dal 20 febbraio al 15 marzo 2009
Galleria "La Nave"
Parco Culturale Le serre
Via Tiziano Lanza, 31
Grugliasco (TO)
Inaugurazione venerdì 20 febbraio - ore 19
Orari:
Venerdì dalle 15 alle 19
Sabato e Domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Catalogo Stendhal Edizioni Torino
Presentazione critica di Alberto Agazzani
Info:
e-mail : arte.contemporanea@fastwebnet.it
tel. 336 355263 - 348 5821603
Nel Segno del pesce
A quale tempo appartengono le opere di Nino Ventura? La domanda potrà sembrare ovvia, ma certamente non altrettanto scontate possono essere le considerazioni che dovrebbero indirizzarci ad un tentativo di risposta.
La nostra modernità ci ha abituato, ai limiti dell'afasia indotta, al brutto ed alla celebrazione delle immondizie del mondo ed appare assai raro, ancorché in linea con i valori della nostra secolare tradizione, che possano esistere artisti (pittori e scultori) con un'espressività così fortemente indirizzata all'evocazione, sognata e sognante, della Bellezza e dell'"altrove".
Ventura sogna. E realizza compiutamente i suoi sogni in sculture dal forte potere evocativo, figlie di un'espressività che poco o nulla si cura degli pseudovalori imposti da un sistema (estetico, filosofico e qualt'altro) che ha elevato la cosiddetta creatività a dogma imprescindibile, a scapito della creazione artistica vera e propria. Cosa pensare davanti alla primitiva bellezza delle sue sculture, a quelle fusioni "a cera persa" che già nella nobiltà dell'antica tecnica, di un "fare" desueto e apparentemente anacronistico nell'epoca del "ready made" e della virtualità, ci appaiono (e sottolineo appaiono) quanto di più concettualmente lontano dalla facilità immediata cui siamo tristemente indotti? Opere, che in parallelo, risultano piene di contaminazioni culturali, fino al limite dell'istallazione, con quel bisogno rituale che le ravviva e dà loro senso oltre la forma, anche solo nel "semplice" gesto di riempirne le membra con elementi naturali (fuoco, terra, aria, acqua). Non è forse di Beuys, quindi della nostra modernità più concettosa, l'elevamento del gesto ad opera d'arte?
Tutto questo in Ventura avviene in maniera naturale, poetica, mai meramente concettuale o concettosa, appunto, ma anzi asservita ad un'evocazione poetica che non necessita di alessandrinismi critici per rivelarsi all'occhio (e al cuore) dell'osservatore.
Anche nella citazione, nel continuo riferirsi a materiali e immagini della sua (e nostra) tradizione, il compiacimento, o la sudditanza formale che dir si voglia, appare lontana da qualunque sterile manierismo o tentazione semplicistica. Il viaggio nel tempo avviene in maniera vivacemente espressiva, al punto da poter accostare solidità ed ordine classico alla studiata casualità dei graffiti, alla severa ma leggera ieraticità di forme e figure che in quel modo escono dal tempo, dal nostro tempo, per riportarci emotivamente nell'altrove più impossibile.
La contraddizione evidente è anche significata dalla complessa simbologia, che solo ad uno sguardo più attento si rivela come foriera di una creatività tutt'altro che semplice da decifrare.
Opere, dunque, che parlano. Tanto al semplice osservatore quanto allo sguardo più raffinato. E che comunque, nel loro affascinante mistero, scatenano un'irrefrenabile potere seduttivo.
L'arte è anche questo: saper "raccontare" l'invisibile anche solo ad un semplice sguardo, evocando immagini ed emozioni che in nulla hanno a che fare con la realtà più immediata. La Bellezza non è lo sterile ospizio di decoratori sbagliati di tempo, ma lo strumento primiero per schiuderci le porte di altri mondi ed altre realtà. Invisibili nell'odierno quotidiano, ma altrettanto presenti a tutti coloro che sanno osservare e lasciarsi trasportare oltre i confini del visibile.
La domanda iniziale rimane così finalmente senza risposta. Il tempo di Ventura è il non tempo del sogno e della Bellezza. Sfuggente, seduttivo, evocativo e mai definitivo. E' un tempo-senza- tempo, nel quale gli opposti coincidono e l'impossibile si realizza, conciliando opposti altrimenti impossibili da far coincidere.
Alberto Agazzani
"Nel Segno del Pesce"
sculture e pannelli
a cura di Raquel Barriuso e Vittorio Amedeo Sacco
dal 20 febbraio al 15 marzo 2009
Galleria "La Nave"
Parco Culturale Le serre
Via Tiziano Lanza, 31
Grugliasco (TO)
Inaugurazione venerdì 20 febbraio - ore 19
Orari:
Venerdì dalle 15 alle 19
Sabato e Domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Catalogo Stendhal Edizioni Torino
Presentazione critica di Alberto Agazzani
Info:
e-mail : arte.contemporanea@fastwebnet.it
tel. 336 355263 - 348 5821603
Nel Segno del pesce
A quale tempo appartengono le opere di Nino Ventura? La domanda potrà sembrare ovvia, ma certamente non altrettanto scontate possono essere le considerazioni che dovrebbero indirizzarci ad un tentativo di risposta.
La nostra modernità ci ha abituato, ai limiti dell'afasia indotta, al brutto ed alla celebrazione delle immondizie del mondo ed appare assai raro, ancorché in linea con i valori della nostra secolare tradizione, che possano esistere artisti (pittori e scultori) con un'espressività così fortemente indirizzata all'evocazione, sognata e sognante, della Bellezza e dell'"altrove".
Ventura sogna. E realizza compiutamente i suoi sogni in sculture dal forte potere evocativo, figlie di un'espressività che poco o nulla si cura degli pseudovalori imposti da un sistema (estetico, filosofico e qualt'altro) che ha elevato la cosiddetta creatività a dogma imprescindibile, a scapito della creazione artistica vera e propria. Cosa pensare davanti alla primitiva bellezza delle sue sculture, a quelle fusioni "a cera persa" che già nella nobiltà dell'antica tecnica, di un "fare" desueto e apparentemente anacronistico nell'epoca del "ready made" e della virtualità, ci appaiono (e sottolineo appaiono) quanto di più concettualmente lontano dalla facilità immediata cui siamo tristemente indotti? Opere, che in parallelo, risultano piene di contaminazioni culturali, fino al limite dell'istallazione, con quel bisogno rituale che le ravviva e dà loro senso oltre la forma, anche solo nel "semplice" gesto di riempirne le membra con elementi naturali (fuoco, terra, aria, acqua). Non è forse di Beuys, quindi della nostra modernità più concettosa, l'elevamento del gesto ad opera d'arte?
Tutto questo in Ventura avviene in maniera naturale, poetica, mai meramente concettuale o concettosa, appunto, ma anzi asservita ad un'evocazione poetica che non necessita di alessandrinismi critici per rivelarsi all'occhio (e al cuore) dell'osservatore.
Anche nella citazione, nel continuo riferirsi a materiali e immagini della sua (e nostra) tradizione, il compiacimento, o la sudditanza formale che dir si voglia, appare lontana da qualunque sterile manierismo o tentazione semplicistica. Il viaggio nel tempo avviene in maniera vivacemente espressiva, al punto da poter accostare solidità ed ordine classico alla studiata casualità dei graffiti, alla severa ma leggera ieraticità di forme e figure che in quel modo escono dal tempo, dal nostro tempo, per riportarci emotivamente nell'altrove più impossibile.
La contraddizione evidente è anche significata dalla complessa simbologia, che solo ad uno sguardo più attento si rivela come foriera di una creatività tutt'altro che semplice da decifrare.
Opere, dunque, che parlano. Tanto al semplice osservatore quanto allo sguardo più raffinato. E che comunque, nel loro affascinante mistero, scatenano un'irrefrenabile potere seduttivo.
L'arte è anche questo: saper "raccontare" l'invisibile anche solo ad un semplice sguardo, evocando immagini ed emozioni che in nulla hanno a che fare con la realtà più immediata. La Bellezza non è lo sterile ospizio di decoratori sbagliati di tempo, ma lo strumento primiero per schiuderci le porte di altri mondi ed altre realtà. Invisibili nell'odierno quotidiano, ma altrettanto presenti a tutti coloro che sanno osservare e lasciarsi trasportare oltre i confini del visibile.
La domanda iniziale rimane così finalmente senza risposta. Il tempo di Ventura è il non tempo del sogno e della Bellezza. Sfuggente, seduttivo, evocativo e mai definitivo. E' un tempo-senza- tempo, nel quale gli opposti coincidono e l'impossibile si realizza, conciliando opposti altrimenti impossibili da far coincidere.
Alberto Agazzani
Archivio delle news | Torna indietro